Il maniero di Ulloa by Emilia Pardo Bazán

Il maniero di Ulloa by Emilia Pardo Bazán

autore:Emilia Pardo Bazán [Bazán, Emilia Pardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nova Delphi
pubblicato: 2024-07-26T22:00:00+00:00


XVI

L’erede dei Moscoso doveva essere ormai vicino a questo mondo, perché Nucha cuciva senza sosta minuscoli vestiti simili a quelli delle bambole. Nonostante l’assiduità nel lavoro non si stancava, al contrario, sembrava che ogni passo della creatura verso la luce del giorno portasse beneficio alla madre. Non si poteva dire che Nucha fosse ingrassata, però le sue forme si riempivano, trasformando in curve soavi angoli e superfici piane. Le guance si colorivano, anche se la fronte e le tempie apparivano velate da quella leggera nube oscura chiamata melasma. I capelli neri sembravano più folti e lucenti; gli occhi meno vaghi e più umidi; la bocca più fresca e rossa. Il timbro della voce aveva assunto note gravi. Quanto al naturale ingrossamento della persona, non era molto pronunciato e non la imbruttiva, donando anzi al suo corpo quella dolce pesantezza che si nota nella Vergine nei quadri che rappresentano la Visitazione. La posizione delle mani, stese sul ventre come a proteggerlo, completava l’analogia con i dipinti della tenera scena.

Bisogna riconoscere che don Pedro si comportava bene con la moglie in quel periodo di attesa. Dimentico delle scorrerie per boschi e montagne, la conduceva ogni pomeriggio, senza saltarne uno, a fare salutari passeggiate, che gradualmente si allungavano; Nucha, appoggiandosi al suo braccio, percorreva la valle che nascondeva il Maniero di Ulloa, sedendosi sui muretti o lungo gli argini quando si sentiva affaticata. Don Pedro soddisfaceva i suoi più piccoli desideri: qualche volta sembrava addirittura galante, offrendole mazzetti di fiori silvestri che attiravano la sua attenzione, o rametti di corbezzolo e di more carichi di frutti. Poiché gli spari scuotevano fortemente il sistema nervoso di Nucha, il signorino non portava mai lo schioppo, e aveva proibito espressamente a Primitivo di cacciare da quelle parti. Sembrava che la legnosa corteccia del marchese stesse, a poco a poco, cadendo e che il suo cuore fiero ed egoista stesse mutando, lasciando intravedere, come attraverso le crepe di un muro, fiorellini parassiti, teneri affetti di sposo e di padre. Se quello non era il matrimonio cristiano sognato dal sommo cappellano, in nome del cielo bisogna dire che gli somigliava molto.

Julián benediceva il Signore tutti i giorni. La sua devozione era non rinata, perché non era mai morta, ma ravvivata e rafforzata. A mano a mano che si avvicinava per Nucha l’ora fatidica, il cappellano restava più a lungo in ginocchio a ringraziare Dio terminata la messa; allungava le litanie e il rosario; metteva più anima e fervore nelle preghiere quotidiane. Tutto ciò senza considerare due devotissime novene: una alla Vergine d’agosto, l’altra alla Vergine di settembre. Il culto mariano gli sembrava il più adatto alle circostanze, anche per la convinzione sempre più ferma che Nucha fosse l’immagine viva di Nostra Signora, quanto poteva esserlo una donna concepita nel peccato. Al tramonto, una sera di ottobre, Julián era seduto davanti alla sua finestra, immerso nella lettura delle opere di Padre Nieremberg. Sentì passi precipitosi per le scale. Riconobbe l’incedere di don Pedro. Il volto del signore di Ulloa irradiava soddisfazione.



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